Albori del mio disturbo bipolare...

Dopo alcuni mesi dall'aver trovato il coraggio di fare outing riguardo al problema più socialmente accettabile della fobia sociale, mi sento oggi, non sò per quale motivo di iniziare a raccontare la mia personale esperienza riguardo al disturbo bipolare che a quanto pare mi ha colto nell'agosto del 2009 durante una vacanza.

Per cominciare a trattare questo argomento troppo ostico per me e anche per voi, devo andare indietro di almeno otto-dieci anni.

All'epoca avevo un lavoro, una fidanzata, una famiglia complicata dove sono cresciuto e un crescendo di fobia sociale dall'adolescenza in poi.

Arrivato al limite della sopportazione e vedendo lentamente sgretolarsi tutto il mio tessuto sociale, lavorativo e affettivo, decisi con mia grande riluttanza e sofferenza di rivolgermi in ospedale per un colloquio psichiatrico.

Venne diagnosticata fobia sociale come un disturbo di tipo depressivo e quindi curato senza molte riflessioni con un antidepressivo, non chiedetemi come si chiamava perchè vorrei dimenticare.

Riuscire a metabolizzare di avere un problema psicologico è forse la cosa più difficile che possa succedere ad un individuo, hai paura di tutto, di come ti guardano gli altri, di come comportarti in tutte le situazioni della giornata, stai letteralmente di merda!

Dopo un lungo periodo di somministrazione di questi "medicinali" con direi scarsissimi risultati anzi a mio parere peggiorativi visto anche il contesto in cui mi trovavo a vivere, sono anche ritornato solo dal punto di vista sentimentale.

Il lavoro lo detestavo, facevo sempre più fatica a reggere lo stress dentro la mia testa per la fobia sociale e per i ritmi di produzione sempre più opprimenti.

Nell'agosto 2009 dopo un luglio devastante per il lavoro e l'ambiente familiare sono andato in vacanza con uno sconosciuto o quasi.
Scelta peggiore nel momento peggiore e totalmente destabilizzante inizialmente in senso peggiore del termine, ora non sò ancora quale sarà il mio destino, ma ho deciso di pubblicare per non avere più questo tarlo che mi gira nel cervello.

Per oggi basta così...

Pol